Farina, burro, zucchero, pinoli, uvetta e ovviamente le immancabili mele. Questi sono gli ingredienti basilari per un fantastico strudel (o Apfelstrudel). Dolce, gustoso, spolverato da uno strato di zucchero a velo, è il “biglietto da visita” di Austria, Germania, Ungheria e Italia, in particolare dell’Alto Adige, del Trentino, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Ma, storicamente, viene da molto più lontano. La sua origine sarebbe addirittura assira e risalirebbe all’VIII secolo a.C. Si dice che discenda dall’antico dolce turco “baklava”, ripieno di ogni tipo di frutta, fresca o secca. Ad aggiungere le mele all’impasto furono gli Ungheresi, imitati dagli Austriaci e proprio l’Impero austro-ungarico fu il tramite definitivo della sua diffusione, prima nel Triveneto e poi nel resto del nord-est italiano.
In tedesco, la parola “strudel” vuol dire “vortice” ed è un omaggio alla forma che la pasta assume una volta arrotolata. Sia essa pasta sfoglia, matta, filo o pasta frolla, la sua caratteristica principale risiede nella consistenza. Per essere perfetta bisogna potervi leggere attraverso una lettera d’amore. Da quando queste non si scrivono più, un buon mezzo di verifica consiste nello stendere la pasta su un canovaccio… se la fantasia cucita su di esso fa capolino, vuol dire che si è ottenuto il risultato sperato.
Le ricette per uno strudel imbattibile sono molte e ciascun produttore ha il proprio segreto, che custodisce gelosamente. Il dolce trentino è diverso, ad esempio, da quello altoatesino e il ripieno può essere dolce o salato. In ogni caso, questa prelibatezza ha ottenuto il riconoscimento di Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.I) e il 5 marzo dello scorso anno gli è stata dedicata una giornata: si è tenuta, a Folgaria, la prima edizione dello Strudel Cup. Tantissimi si sono contesi il premio di 1000 Euro e un prestigioso weekend presso il “John Luxury Suites”, ma a spuntarla è stata – ironia della sorte – l’abruzzese Fatima Lucchese, della pasticceria “La Perla Nera” di Brentonico… a dimostrazione del fatto che la bontà di questo dolce non conosce confini.
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