Nel momento in cui abbiamo iniziato a progettare il nostro viaggio in Islanda (molto tempo prima di quando, in effetti, siamo riusciti a realizzarlo), la nostra difficoltà più grande è stata quella di scegliere: ci sembrava tutto troppo bello, imperdibile, irrinunciabile. Non illudetevi: vi confermiamo che è proprio così! Però, per tale ragione, magari questa proposta di itinerario potrà tornarvi utile!
Il viaggio è costruito su un totale di 11 giorni e 10 notti, compresi andata e ritorno, lungo la “Ring Road”, la famosa strada 1. Si dovrà noleggiare un’automobile, anche se, nelle stagioni migliori, come quella estiva, non necessariamente un fuoristrada 4X4 (obbligatorio per alcune strade sterrate e le F Roads). Un mezzo senza trazione integrale esclude a priori la possibilità di visitare i Fiordi Occidentali e l’entroterra… ma quale scusa migliore per programmare una seconda visita? L’ideale, comunque, sarebbe optare per un van attrezzato: si vivrà appieno lo spirito selvaggio di questa terra meravigliosa… e risparmierete sui pernottamenti, andando ad alleggerire il budget da considerare! Ciò non vuol dire, però, che potrete parcheggiare e accamparvi ovunque vogliate: ricordate che in Islanda è vietato il campeggio libero. Per questo, dovrete procurarvi una mappa dei campeggi e studiare bene gli spostamenti, così da averne sempre uno “a portata di ruote” (i prezzi sono accessibili, ma valutate anche la camping card, che vi limiterà nelle scelte, ma vi farà risparmiare qualcosina). Di solito non è necessario prenotare in anticipo, ma nei periodi di alta stagione è comunque preferibile mandare un’e-mail.
Alcune raccomandazioni: qui, più che altrove, non lesinate sull’assicurazione per il mezzo e scegliete quella con la massima copertura; gli agenti atmosferici potrebbero non essere affatto vostri alleati. Rispettate sempre i limiti di velocità (altrimenti rischiate contravvenzioni salate) e prestate attenzione a non investire le pecore (la multa prevista è di minimo 500 euro per ogni ovino colpito). Nelle zone più frequentate da visitatori, in alcuni casi, si paga il parcheggio: verificate la presenza di cartelli e non ignorateli qualora ce ne fossero.
Giorno 1
• Arrivo all’aeroporto di Keflavík
• Ritiro del van (il rapporto qualità/prezzo offerto da KuKu Campers è imbattibile!).
• Borgo di Selfoss, cittadina caratteristica e vivace. Ospita un museo dedicato a Bobby Fischer, unico statunitense ad essere diventato campione del mondo di scacchi, nel 1972. A circa un chilometro di distanza si trova anche il piccolo cimitero in cui lo scacchista è sepolto.
Campeggio: Hella Gaddstaðaflatir (c’è un ambiente comune in cui è possibile cucinare al caldo e caricare cellulari e macchinette fotografiche).
Giorno 2
In islandese “foss” vuol dire “cascata”… quelle proposte di seguito sono una più suggestiva dell’altra (anche se la mia preferita resta Kvernufoss, incastonata in un paesaggio da Signore degli Anelli!). Munitevi di k-way e, per stare più tranquilli, anche di abiti di ricambio.
• Gluggafoss (conosciuta anche come Merkjárfoss)
• Gljufrabui
• Seljalandsfoss: vi piacerà perché potrete passare dietro al suo sipario d’acqua per una foto ricordo niente male.
• Skógafoss
• Kvernufoss
• Reynisfjara: è proprio lei, la famosa spiaggia nera! Non per spegnere gli entusiasmi, ma in Islanda le spiagge sono quasi tutte nere e alcune sono molto meno inflazionate ma più suggestive di questa (che vale comunque una visita).
• Fjaðrárgljúfur: un canyon meraviglioso di due milioni di anni, profondo 100 metri e lungo 2km. Una delle vere bellezze dell’isola!
Campeggio: Kleifarmörk, accanto a Stjórnarfoss.
Giorno 3
• Parco nazionale di Skaftafell: due sono le sue attrazioni principali:
Svartifoss: la scenografica “cascata nera”, incorniciata in un arco di colonne basaltiche;
e il Ghiacciaio Vatnajökull, il più grande d’Europa per volume, nonché il quarto al mondo.
Sono entrambe raggiungibili con due semplici passeggiate (all’incirca 30 minuti per la cascata e altrettanti per il ghiacciaio, ma dipende da quanto in fretta camminate), oppure facendo un giro ad anello, più lungo ed impegnativo.
• Jökulsárlón (la laguna di ghiaccio): si possono effettuare escursioni in battello sul lago; qualche chilometro prima di raggiungere il parcheggio, lungo la strada ci sono alcune piazzole di sosta da cui partono dei sentieri che vi permetteranno di godere di una prospettiva diversa (e meno affollata) sulla laguna. Approfittatene, il panorama è mozzafiato!
• Breiðamerkursandur (la spiaggia nera di diamanti… che in realtà sono iceberg staccatisi da una delle propaggini del Vatnajökull).
A questo punto, anziché fermarci a Hofn, noi abbiamo deciso di allungare per raggiungere direttamente Seyðisfjörður. Abbiamo percorso circa 282 km, ma i paesaggi variegati e solitari che abbiamo attraversato percorrendo la 1 sono valsi la sfacchinata. Ci siamo fermati diverse volte per scattare foto o anche solo per ammirare, in silenzio, quello che ci circondava. È stata la regione che più ci è piaciuta.
Campeggio: Seyðisfjörður (la cucina e la sala comune, così come la reception, chiudono alle 22).
Giorno 4
Passerete dall’Islanda dei ghiacci a quella del fuoco.
• Seyðisfjörður: noto anche come “villaggio degli artisti”. Dal porto salpano i traghetti per la Danimarca e le isole Fær Øer. Merita una visita.
• Stuðlagil canyon: come il Fjaðrárgljúfur, ecco un’altra vera “perla” che questa terra ha da offrire. Molto suggestivo, è un canyon caratterizzato da imponenti colonne di basalto. È visibile da due punti: venendo dalla strada 923 si può proseguire fino al segnale per Grund, dove troverete un parcheggio con un affaccio, oppure ci si può fermare cinque minuti prima, quando vedrete, a sinistra, le indicazioni per Klaustursel/Stuðlagil. A questo punto, se avete un mezzo 4×4 potrete proseguire fino al parcheggio vicino alla cascata e poi a piedi, per altri 2,5 chilometri; in caso contrario, dovrete parcheggiare vicino al ponte e scarpinare per 5 chilometri fino a raggiungere il canyon. Ovviamente, essendo più impegnativa, la seconda opzione è quella che non solo offrirà una visuale privilegiata e, come scoprirete, moooolto ravvicinata, ma sarà anche quella che vi darà più soddisfazione.
• Dettifoss: ragazzi! La cascata più grande d’Europa vi lascerà a bocca aperta. Non riuscirete più ad andare via. Mi raccomando, munitevi di k-way.
• Selfoss /Hafragilsfoss/Réttarfoss: cascate tutte poco distanti da Dettifoss.
• Hverir: una delle zone geotermali più attive di tutta l’Islanda. L’impressionante paesaggio lunare è imperniato da un forte odore di zolfo e le fumarole che si levano verso il cielo vi aiuteranno ad individuare la sua esatta ubicazione perché la segnaletica è piuttosto scarsa.
• Grjótagjá: è una piccola grotta lavica balzata alla ribalta per essere stata il set di una delle scene del quinto episodio (intitolato Baciata dal fuoco) della terza stagione di Game of Thrones (l’incontro amoroso tra Jon Snow e Ygritte… “You know nothing, Jon Snow”!). Piccolo spoiler: se nella serie televisiva i due attori sembrano fare il bagno nelle acque della caverna, ciò non è possibile: le temperature raggiungono oggi i 43°, mentre in passato hanno toccato addirittura i 50°!
• Lago Mývatn: termale e balneabile… un posto perfetto, se non fosse per le centinaia di fastidiosissimi moscerini da cui dovrete difendervi (nomen omen: “Mývatn” vuol dire, letteralmente, “lago dei moscerini”)! Procuratevi uno dei repellenti speciali che vendono nella zona.
• Goðafoss, la “cascata degli dei”.
Campeggio: Laugavöllur.
Giorno 5*
Ormai sapete che Ale è un appassionato di fotografia (o sarebbe meglio dire un fotografo appassionato?) e che, in particolare, è affascinato dai volatili. Non poteva perdere, quindi, l’opportunità di visitare l’isola di Grímsey, che conta meno di 100 abitanti, ma più di un milione di uccelli! È un vero e proprio paradiso per naturalisti, birdwatchers e, appunto, fotografi. Per questo motivo, se non siete affatto interessati alle sterne artiche o ai pulcinella di mare potete tranquillamente passare oltre. Ma… c’è un ma. Io non mi reputo una fotografa né credo di possedere alcuna delle qualifiche sopra elencate; eppure la giornata trascorsa a Grímsey è stata una delle mie preferite durante il viaggio. Vedere pulcinella di mare (il simbolo dell’Islanda) a pochi metri è un privilegio e un’emozione profonda e, come se non bastasse, l’isola è l’unico territorio d’Islanda effettivamente all’interno del Circolo Polare Artico! Potrete dire, quindi, di aver superato il Circolo polare e, se passate al negozietto di souvenir che si affaccia sul porto, potrete anche procurarvi il certificato che lo attesta.
Per raggiungere l’isola di Grímsey si salpa dal porto di Dalvík e bisogna mettere in conto circa tre ore di navigazione, ma è necessario tenere d’occhio il sito perché i collegamenti sono sporadici. In alternativa, si può scegliere di viaggiare in aereo da Akureyri, ma si perderebbe la possibilità di avvistare delfini e altri cetacei durante la traversata.
Attenzione: sulla strada per Dalvík si valicherà l’unico tunnel a pagamento d’Islanda (chiamato Vaðlaheiðagöng). Avrete modo di pagare il pedaggio tramite il sito internet, da 3 ore prima fino a 3 ore dopo il passaggio.
Pernottamento: per riprenderci dalla giornata impegnativa, abbiamo deciso di fare un’eccezione e di dormire in un cottage (Höfdi Cottages) dotato di vasca idromassaggio esterna e sauna finlandese… ogni tanto ci trattiamo bene anche noi!
Giorno 6
• Dalvík: è una cittadina di marinai, piccola ma carina. Uscendo dall’abitato e dirigendosi in auto in direzione nord si può ammirare Mígandifoss, particolare perché le sue acque, che si gettano da una falesia, cadono direttamente in mare.
• Svarfaðardalur: la prima riserva naturale palustre dell’Islanda, nata ufficialmente nel 1972 grazie alla volontà degli agricoltori dell’area, costellata da acquitrini, paludi, baie, che in primavera attira migliaia di migratori non solo dall’Europa, ma anche dall’Africa, dall’America e, addirittura, dall’Antartide (pensate che più di 40 specie depongono qui le loro uova!). Se pernotterete nello stesso posto in cui abbiamo dormito noi, vi ritroverete nel cuore della riserva e avrete a disposizione un capanno fotografico spazioso e ben mantenuto.
• Husavík: è il miglior posto per dedicarsi all’avvistamento delle balene. Di uscite organizzate in barca ce ne sono in tutte le salse, avrete solo l’imbarazzo della scelta. Noi abbiamo optato per la compagnia Northsailing e siamo stati fortunati, come potete leggere qui.
• Akureyri: è la seconda area urbana del Paese dopo la capitale. Al centro della città spicca la “cattedrale di ghiaccio”, poco distante dalla quale si segnala il giardino botanico, con 6.000 diversi tipi di fiori e alberi di tutto il mondo e circa 400 tipi di piante tipiche dell’Islanda.
Una curiosità: fate caso ai semafori… sarà più piacevole attendere il verde se il rosso sarà segnalato da un cuoricino anziché da un anonimo cerchio.
Pernottamento: per comodità (e per questioni legate al maltempo) abbiamo dormito presso l’Akureyri Hostel: ostello molto attrezzato, spazioso, ben curato e dall’ottima posizione. Assolutamente raccomandato.
Consiglio: per evitare di pagare svariate volte il pedaggio del tunnel Vaðlaheiðagöng, tenete presente che potrete fare, venendo da Husavík, una piccola deviazione: prendete prima la strada 84 e poi la 83.
Giorno 7
• La fattoria in torba di Glaumbær, ora Museo della cultura popolare.
• Il cratere Grábrók, apertosi in un’ampia zona interamente coperta da lava nel distretto di Borgarfjordur.
• Kirkjufell, la montagna più fotografata del Paese e uno dei luoghi di riprese per le stagioni 6 e 7 di Game of Thrones oltre che di svariati altri film.
Campeggio: Grundarfjörður (spartano, non ci sono stanze comuni in cui ripararsi dal freddo o in cui poter cucinare).
Giorno 8
• Il faro di Svortuloft, sulla punta occidentale della penisola di Snæfellsnes.
•La spiaggia di Ytri Tunga, dove è stanziata una famiglia di foche facilmente avvicinabili.
Circolo d’oro:
• Parco Nazionale Þingvellir
• The cave people (Laugarvatn): la visita vi farà scoprire com’era la vita nelle grotte islandesi.
• Geysir: qui si possono ammirare due geyser: l’originale Geysir e il più piccolo Strokkur. Un tempo Geysir eruttava getti d’acqua alti fino a 80 metri, ma ora è parzialmente addormentato (dovrete essere davvero molto molto fortunati per vederlo in attività); Strokkur, invece, erutta regolarmente ogni 4/8 minuti.
• Gullfoss
Campeggio: Skjól (non ha stanze comuni, ma in compenso c’è un buon ristorantino).
Se siete interessati all’acquisto di uno dei celebri maglioni di lana islandese, leggete questa nostra pillola di viaggio e fermatevi alla Gallery Rós a salutare Magnús prima di dirigervi verso i geyser.
Giorno 9
Non siete riusciti ad effettuare tutte le tappe del Circolo d’oro? Niente paura! Potrete dedicarvi l’intera giornata (o magari organizzare qualche escursione al Þingvellir National Park). Può essere una valida alternativa la visita al cratere di Kerið e l’esplorazione della penisola di Reykjanes, che eventualmente potrete completare il giorno successivo.
Dove pernottare dipenderà dalle vostre scelte. Per noi è stato comodo questa pensione nella graziosa città di Sandgerði (Suðurnesjabær).
Giorno 10
Esplorazione della penisola di Reykjanes (in questo programma non è inclusa la Blue Lagoon, perché non ci interessava particolarmente, ma sappiate che è un’opzione da considerare):
• The bridge between two continents (Midlina): un ponte che sembra sospeso sul niente e che invece separa la placca tettonica euroasiatica da quella nordamericana.
• Il faro di Reykjanesviti, il più antico di tutta l’Islanda (qui è stato girato Volcano Man e c’è ancora la tastiera di scena usata nella “sfida” tra Will Ferrell e Rachel McAdams), e l’area geotermale di Gunnuhver.
• Brimketill
• Grindavík: assaggiate la zuppa di aragosta del ristorante Bryggjan!
• Il vulcano Fagradalsfjall: proprio lui! Il protagonista delle eruzioni del marzo 2021 e delle più recenti di agosto 2022 (lo abbiamo visitato proprio in quest’ultima occasione, qualche ora prima che si svegliasse completamente).
• Reykjavik
Pernottamento: stesso B&B del giorno precedente.
Giorno 11
• Reykjavík: la capitale è esuberante, colorata, piena di vita! Riservate una visita alla chiesa luterana Hallgrímskirkja e fermatevi per un tè e una fetta di torta (o per giocare a Risiko!) al Cafè Rosenberg, con le sue luci soffuse, le poltroncine d’epoca e la sua atmosfera retrò.
• Ritorno a casa (lo sappiamo, è sempre triste).
* I giorni 5 e 6, per praticità, possono essere invertiti. Noi siamo stati costretti dalla partenza del traghetto per Grímsey (programmata, in quel periodo, solo il lunedì, mercoledì e venerdì) a recarci prima a Dalvík, ma da Myvatn ci si può spostare direttamente verso Husavík per poi proseguire il giro antiorario della Ring Road.
Ricordate che il presente itinerario, come tutti gli altri presenti nella sezione dedicata, è solo una proposta modificabile a piacimento e in base alle vostre esigenze.
Sperando di esservi stati d’aiuto… Kalipé! 😊
LO ZAINETTO DI KALIPÈ
• Guida: Islanda, di N. Cesa, Insider – Morellini, 2017
• Libri: Atlante leggendario delle strade d’Islanda, di Jón R. Hjálmarsson (a cura di), Iperborea; Fiabe islandesi, Silvia Cosimini (a cura di), Iperborea; Un italiano in Islanda, di R.L. Pagani, Sperling & Kupfer
• Scarpe comode
• K-way
• Giacca a vento, guanti, sciarpa, cappello di lana